giovedì 1 agosto 2019

domenica 26 maggio 2019

Intervista sul quotidiano on-line fuoridalcomune.it

Pako Balzano: con il suo teatro porta in scena le “storie distratte”

L’attore e regista ci racconta “La scarpa di Bahaa”, una storia di immigrazione dall’Africa all’Europa, ma anche dalla Puglia a Cernusco

distractors pako balzano

Balzano di sotto è lo scenario dove avvengono le storie immaginarie, ma assolutamente realistiche, di “La scarpa di Bahaa”, lo spettacolo che ha recentemente debuttato al Teatro Arci Scighera di Milano. E’ un’opera dove realtà e fantasia si mescolano per far riflettere, con un pizzico di leggerezza, su temi di scottante attualità.

IL TEATRO DELLE STORIE “DISTRATTE”

«Con questo spettacolo raccontiamo la storia vera di Bahaa Bakkar, arrivato nel nostro paese qualche anno fa su un gommone», ci racconta Pako. «Partito dall’Egitto, ha dovuto affrontare i campi di prigionia in Libia, la compravendita di essere umani, la fuga disperata per la sopravvivenza: ha vissuto quell’odissea di cui spesso sentiamo parlare, ma su cui non ci fermiamo a riflettere abbastanza».
Nata da un’idea di Pako, l’opera è il frutto del lavoro di tutta la compagnia teatrale, della quale fa parte anche Bahaa. «Abbiamo lavorato tutti insieme per scrivere il testo, che è stato sviluppato come un lavoro corale – sottolinea Pako – Le idee erano tante e il copione teatrale, quello che portiamo effettivamente in scena, è solo una piccola parte!».
Tante idee che hanno preso la forma di un romanzo, intitolato La scarpa di Bahaa come lo spettacolo. Il libro, pubblicato da Edizioni Underground, è stato scritto da Carla Pavone, con la quale Pako collabora da tempo. «Con la sua amore per la scrittura Carla raccoglie le nostre idee e le trasforma in pagine scritte. Ha creato un romanzo che “accompagna” lo spettacolo, ma vive di vita propria».
Pako balzano
Pako Balzano, attore, regista e fondatore dei “Distractors”
Alla storia di immigrazione dall’Africa verso l’Europa nello spettacolo e nel libro si intrecciano altre storie di immigrazione. Come quella, vera, di Pako e della sua famiglia, che hanno lasciato la Puglia negli ’70 alla volta della Germania, prima, e della Lombardia, poi. «Siamo arrivati a Cernusco sul Naviglio in un’epoca in cui non si affittavano le case ai meridionali. Allora eravamo noi, gli immigrati – ricorda Pako – Oggi le cose sono cambiate, ma solo apparentemente: ci sono nuovi immigrati, che vengono da altri Paesi, ma suscitano sempre le stesse paure. E’ la storia che si ripete, sono le storie “distratte” di cui ci dimentichiamo».


EMOZIONARSI PER RIFLETTERE

E’ questo lo stile di Pako: nel suo teatro racconta un po’ di sé per ricordare a stesso quelle storie che si tendono a dimenticare. E per coinvolgere anche il pubblico e suscitare delle emozioni, senza dare giudizi né risposte.
«Le storie che ci interessano davvero sono quelle che ci coinvolgono e ci toccano da vicino – racconta Pako – Per questo nelle mie opere racconto cose vere, che sono capitate o potrebbero capitare a ognuno di noi. E cerco di far divertire ed emozionare il pubblico, spingendo gli spettatori a farsi delle domande e a cercare delle risposte. Le loro, non le nostre: noi portiamo in scena un’idea, una provocazione, una riflessione, ma senza dare risposte scontate o di parte».
Con questo spirito Pako ha fondato la compagnia teatrale “Distractors”, nata nel 2013 a Cernusco sul Naviglio. «Dopo aver frequentato alcuni corsi di recitazione mi sono appassionato al teatro – spiega Pako – La compagnia teatrale è nata quasi per gioco, grazie al fatto che ho incontrato persone che, come me, pensano che bisogna divertirsi ed emozionarsi in prima persona per poter far divertire ed emozionare gli altri».
L’opera prima della compagnia è stata “Al primo piano”, che ha debuttato nel 2015 al Teatro Scighera, un luogo molto caro a Pako, «perché lo sento un po’ come casa mia».
In questo primo spettacolo, dove si è cimentato come attore e regista, Pako ha portato in scena uno dei temi che gli stanno a cuore: quello della malattia mentale. Naturalmente l’ha fatto a modo suo, con una storia originale e divertente: i protagonisti sono due anziani, un uomo e una donna, che si conoscono in una casa di cura e si innamorano, suscitando le perplessità delle rispettive famiglie. «Cosa c’è di più folle dell’amore? – scherza Pako – e di più reale di due persone che invecchiano e si ammalano?».
Oggi la compagnia è formata da una ventina di persone, tra tecnici e attori, tutti non professionisti. Con lo spirito instancabile e le idee vulcaniche di Pako ha avviato collaborazioni con realtà del territorio, come la ProLoco di Cernusco, e realizzato diversi progetti.
Il prossimo autunno, quando Bahaa tornerà dal suo viaggio in Egitto, porterà in tournée lo spettacolo “La scarpa di Bahaa”. Le date saranno annunciate sulla pagina Facebook della Compagnia Teatrale DistrActors e sul sito www.distractors.it
 
https://www.fuoridalcomune.it/66103/pako-balzano-con-il-suo-teatro-porta-in-scena-le-storie-distratte/

domenica 19 maggio 2019

Recensione dopo la prima dello spettacolo LA SCARPA DI BAHAA

Di seguito, riportiamo una bellissima recensione dopo lo spettacolo.

Ciao ragazzi, volevo dedicarvi una piccola recensione del vostro spettacolo la cui prima in ARCI Scighera è stata presentata l'11 maggio.

“La scarpa di Bahaa”

Mettere sul palcoscenico le contraddizioni del presente non è facile, perché si rischia di scivolare nello scontato: siamo un in un’epoca talmente satura di parole e immagini, che ci vuole coraggio per provare a narrarla. Lo spettacolo “La scarpa di Bahaa” si ispira proprio da un preciso gesto di coraggio, che gli sceneggiatori e tutta la compagnia teatrale dei Distractors hanno incontrato nella storia di Bahaa Bakkar,.
Un attore come loro, un uomo come noi tutti, che è emigrato dall’Egitto in cerca di un futuro migliore, percorrendo migliaia di chilometri, attraversando paesi e il mar Mediterraneo e tutto ciò che i reportage raccontano della shoah del Mare Nostrum, e che magari sanno tutti. Ma che non si sa mai abbastanza. E Bahaa rappresenta la figura del migrante che come scrive Donatella Di cesare “ovunque è di troppo, è un intruso che fa saltare le barriere, suscita imbarazzo. Figura di transito, presenza al mondo fluida e instabile, il migrante, questo senza-luogo, così minacciosamente fuori-luogo, appare incontrollabile, sfuggente, evasivo e invasivo.”
Il coraggio di Bahaa è quello di mettere in gioco la propria vita, il proprio presente, affidandosi e credendo nel futuro e nelle sue opportunità: è lo stesso coraggio dell’umanità che l’ha portata a civilizzarsi e alla evoluzione contemporanea. Un coraggio che viene accantonato quando si ha paura. E quando si ha paura viene invocata la questione della sicurezza.
La trama prende lo spunto proprio da una questione di ordine pubblico: i narratori, Pasquale Pako Balzano e Carla Pavone, raccontano di un furto e dalla caccia al migrante in un normale paese dell’hinterland milanese, Balzanò di sotto. Intorno a questa piccola storia di cronaca, sul palco si avvicendano personaggi intrisi di luoghi comuni: del resto il luogo comune è un appiglio per chi non ha una visione universale della vita, una scorciatoia per chi non ha consapevolezza interiore e sociale. E questo vale anche per il sacerdote del paese, più interessato alla Gazzetta che al Vangelo, come se la sua funzione sociale si fosse secolarizzata nella volgarità quotidiana del bar di provincia. Intorno a lui individui che arrancano, ognuno alla ricerca di un pezzo di felicità o di notorietà: chi rivendica il presunto passato nobiliare come la contessa o chi insegue lo scoop giornalistico per brindare la celebrità di un articolo pubblicato (che verrà dimenticato il giorno dopo … ). Siamo nella precarietà esistenziale di un’era basata sulla velocità e sull’annullamento tecnologico del tempo: come fragili comparse del consorzio umano, i personaggi dello spettacolo snocciolano luoghi comuni che dissimulano la banalità del male, per difendersi da ciò che fanno fatica a capire, a comprendere e quindi in ultima analisi ad accogliere. Dimenticando che il peggio capita, come sempre, a quelli che non hanno da scegliere.
Un’epoca precaria in cui il “presente” è un rifugio nel qui e ora, per paura di un futuro che vede una società al tramonto. Per questo motivo forse, viene percepita come pericolosa la speranza disperata dei migranti appesi a credere in un futuro migliore, che come tale va rimossa e confinata: nel 1944 Adorno scriveva “la vita passata dell’emigrante è, come è noto, annullata. Una volta era il mandato di cattura, oggi, invece, è la cultura che viene dichiarata non trasferibile e totalmente estranea al carattere nazionale”.
La capacità di questo spettacolo è quello di riprendere il passato come valore comune di tutte le umanità, di tutte le storie nazionali, citando l’immigrazione italiana dal Sud al Nord degli anni 60, e quella epocale di milioni di italiani verso le Americhe. Mentre in strada si respira aria di rimozione del passato, “La scarpa di Bahaa” è un pezzo di memoria che dal palco immerge il pubblico, in un catino di sofferenze e di sradicamenti.
La nota editoriale è critica anche verso chi gestisce i centri di accoglienza, concentrato più alla copertura economica rispetto allo spirito di solidarietà, necessario collante per ogni società evoluta e democratica. Chi si salva allora dalla lente di questa sceneggiatura ?
Se l’immaginario collettivo è avvelenato, e i più deboli sono vittime e capri espiatori del fallimento di una società, l’unica salvezza è la poesia e la bellezza, che un onesto intervento artistico come questo prodotto collettivo dei Distractors.
Una curiosità finale: spesso succede che l’arte anticipa la realtà, o che comunque avverte dei segnali del tempo e li traduce in visioni.
Il reato di cui sarà accusato Bahaa nel corso dello spettacolo, è il furto delle offerte della chiesa, mentre è di questi giorni la notizia del gesto eroico dell’elemosiniere del Vaticano a supporto di un caseggiato di famiglie di indigenti a cui era stata tolta l’energia elettrica. E la visione che improvvisamente si staglia, è la sensazione di una risposta concreta al comportamento ambiguo e complice del razzismo strisciante del sacerdote di Balzanò di sotto.
Alessandro De Nando
19 maggio 2019
 
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domenica 12 maggio 2019

La compagnia teatrale
 
 
ha portato in scena la nuova produzione
 
PRIMA MONDIALE
dello spettacolo Teatrale
La scarpa di Bahaa

sabato 11 Maggio 2019 H. 21,00
presso

LA SCIGHERA
via Candiani, 131
MILANO

 

All’ombra di una storia di immigrazione come tante, la diversità vive in ogni frammento di vita comune. A volte traspare in modo scherzoso, tra battute leggere che suscitano una risata. A volte è pungente e stizzosa. A volte fa male.

di: Carla Pavone e Pasquale Pako Balzano
drammaturgia: Carla Pavone
con la collaborazione di Pasquale Pako Balzano
regia: Pasquale Pako Balzano
Tecnici luci e suoni: Luca Saccardi, Pasquale Pako Balzano
con  Bahaa Bakkar, Giorgio Albertazzi, Ferdinando (Nando) Arcamone, Claudio Cagnani, Davide Casiraro, Cinzia Cuffari, Marta D’Angelo, Roberta Demarchi, Marina Mannato, Simona Pappacena, Giusy Trivisonno, Dalia Gazzarri.

Format che vince, non si cambia.
 
Anche “La scarpa di Bahaa” avrà il suo libro.
 
 
Se volete prenotare la vostra copia, scrivete a
 Edizioni Underground collabora con noi in questo progetto. https://www.edizioniunderground.it/
Ringraziamo: Gregory Fusaro, Maurizio Mozzoni, Stefano Monti di Edizioni Underground?

La compagnia teatrale DISTRACTORS fa parte dell'associazione Proloco di Cernusco Sul Naviglio

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