venerdì 10 gennaio 2020


SABATO 8 Febbraio 2020 h. 21,00

STAGIONE TEATRALE 2019 / 2020
presso
TEATRO MODERNO
VIGEVANO (PV)


elaborazione testi di Carla Pavone
da un’idea di Pasquale Pako Balzano
con: Giorgio Albertazzi, Ferdinando (Nando) Arcamone, Bahaa Bakkar, Claudio Cagnani, Davide Casiraro, Cinzia Cuffari, Marta D’Angelo, Roberta Demarchi, Dalia Gazzarri, Marina Mannato, Simona Pappacena, Giusy Trivisonno
regia di Pasquale Pako Balzano

Le radici non esistono.
A un dato momento, uno si sente bene nella propria pelle.
B.-Marie Koltès, La notte poco prima della foresta
 

All’ombra di una storia di immigrazione come tante, la diversità vive in ogni frammento di vita comune. A volte traspare in modo scherzoso, tra battute leggere che suscitano una risata. A volte è pungente e stizzosa. A volte fa male.
I protagonisti de La scarpa di Bahaa che vivono all’ombra del racconto di emigrazione di Bahaa sono persone comuni: un sacerdote combattuto tra un sentimento tutto religioso di carità e amore verso il prossimo e una cultura razzista nella quale è stato cresciuto, che emerge ogni tanto, met- tendolo in imbarazzo; una contessa che è dovuta scendere a compromessi con la vita di un paese “invaso” da immigrati, e che ancora ritiene che il suo retaggio nobile la possa proteggere dalle insidie del mondo moderno; una giornalista, che deve fare i conti tutti i giorni con le banalità dei fatti di paese, mentre sogna di sfondare nel giornalismo internazionale; la direttrice del centro rifugiati, concentrata sul far quadrare conti che non quadrano mai; la barista che si barcamena tra i suoi avventori per dar ragione a tutti; i due agenti interessati più a dar lustro alle proprie imprese che alla verità e il commissario che deve fare i conti ogni giorno con le meschinità del paese, ma che ha un grande senso dell’onore e del dovere.
Dall’altra parte della barricata, Achille, vagabondo un po’ per caso e un po’ per scelta, sembra essere l’unico amico di Bahaa, il protagonista di una storia che alla fine scompare, per lasciare il posto ai tanti volti della diversità: l’immigrazione diversa nel tempo ma sempre uguale, le beghe politiche di paese, la nobiltà di rango e la nobiltà d’animo.
E alla fine la diversità diventa un fattore che divide gli animi e li restringe al proprio spazio vitale, mentre il suo unico scopo dovrebbe essere quello di arricchire le persone, spingendo cia- scuno a mettersi nelle scarpe degli altri, ne La scarpa di Bahaa.

“Se mi chiedi dove e quando nasce un pensiero, so risponderti. Nasce ovunque, tra le pieghe di una giornata stropicciata, mentre ordini gli istanti di una vita qualunque, negli occhi di gente che non incontrerai più o di coloro che incontri ogni giorno. Può nascere perfino in una stanza nella quale le idee di tutti si intersecano magicamente in una trama.
E il pensiero prende vita, su pagine scritte nel tormento di un viaggio per mare, e si cristallizza in volti, uno dopo l’altro: l’immigrato che si sveglia dai sogni di libertà e si ritrova al centro di una disperata battaglia per la giustizia; il vagabondo senza scrupoli che ha giurato vendetta verso chi è responsabile della sua disgrazia; il commissario che vive nel conflitto tra umanità e giustizia; i due agenti che vivono finalmente il loro momento di gloria; la contessa che vive ai margini della sua pretesa nobiltà; il sacerdote teso tra un’educazione familiare di stampo razzista e la solidarietà espressa dalla sua fede religiosa; la giornalista alla ricerca dello scoop della sua vita per fare carriera; il direttore del centro rifugiati, impegnato alla quadratura economica di un problema sociale importante; la barista, sapiente mediatrice delle chiacchiere di paese. E sotto una sapiente regia, tutti salgono sul palco illuminato, al ritmo di una musica che già porta dentro la storia, e la modifica, rendendola più vivace, in smorfie, battute e lacrime.
Un pensiero nasce da una distrazione, un attimo di vita, e ammalia in uno sguardo, sorprende in un gesto, colpisce con una parola. Distratti, gli attori lo portano in scena e lo regalano al pubblico. È il trionfo di un momento, assaporato dopo lunghi mesi di prove, risate e commozioni. Mesi di emozioni che traboccano sul palco e si volgono in un sorriso e in un battito di mani che esalta.
Insieme ci divertiamo, senza perdere di vista ciò che fa soffrire o emozionare, sperando che il nostro sorriso arrivi lì dove serve.
Noi, distrattamente attori, tecnici, registi, scrittori.

Noi, i Distractors.”